Una domanda con cui mi confronto spesso, soprattutto in Italia, è la frase “Ma di cosa si occupa esattamente un osteopata?”. Tale incertezza è anche il primo effetto reattivo da parte di vari ascoltatori, quando parlo della mia professione.
“Osteopatia”. Un concetto confuso. Un concetto che non si riesce a distinguere tra le tante professioni, tornate in auge soprattutto negli ultimi anni.
Con questo primo articolo, cercherò di darvi non solo il benvenuto sul mio sito, ma di chiarirvi soprattutto le differenze tra le figure dei professionisti, sia sul settore sanitario che su quello parasanitario, affinché vi sia piena chiarezza concettuale su “chi” tratta “cosa” e “come” lo fa.
1. CHE COS’E’ L’OSTEOPATIA?
Il termine “Osteopatia”, deriva dal greco, dall’unione dei termini ὀστέον (ostéon= “osso”) e πάθος (páthos=”sofferenza”). Tradotto letteralmente, pertanto, significa “tecnica che si occupa del dolore osseo”. Ma definirla tale, è limitativo e fuorviante, poichè, in realtà, questa tecnica si occupa di molto altro.
Il suo fondatore, Andrew Taylor Still, medico chirurgo americano vissuto tra il 1828 ed il 1917, scoprì questa tecnica come risultato di una lunga ricerca volta ad individuare un rimedio alternativo a quelli fino ad allora da lui conosciuti e sperimentati, tanto in termini farmacologici, quanto in termini chirurgici, praticati specialmente sul campo di battaglia durante il suo periodo di prestato servizio come medico militare nella guerra di secessione. Tale ricerca, non fu mossa unicamente dal mero desiderio di dare una svolta alla scienza medica e ai suoi fondamenti, ma soprattutto da un fatto tragico che lo costrinse a mettersi in ginocchio di fronte alla malattia, nonostante tutte le conoscenze che possedeva: la perdita di tre dei suoi figli, a causa di una meningite cerebrospinale.
Lì, dunque, tutto ebbe inizio. Teorizzò che il corpo umano fosse una macchina perfetta sin dalla sua radice anatomica più profonda, la struttura scheletrica, e con piena capacità di autocurarsi, laddove quest’ultima cedesse lo spazio adeguato a strutture vascolari e nervose, responsabili del corretto funzionamento di ogni meccanismo. Fu poi la dimostrazione pratica della suddetta teoria, attraverso la riuscita guarigione di un bambino colpito da una forte dissenteria, a conclamare la ragione delle sue affermazioni, e a definirne il successo. Quest’ultimo, infatti, fu l’evento che pose le basi per la nascita delle prime scuole osteopatiche e della lotta al riconoscimento ufficiale delle stesse.
Quindi, cos’è l’Osteopatia? l’Osteopatia è quella tecnica, che permette, attraverso il solo ausilio delle mani del professionista, di liberare la struttura scheletrica, responsabile del sostegno di tutti gli elementi che ne permettono il corretto funzionamento, vale a dire muscoli, tessuti blandi in genere, vasi sanguinei e nervi.
2. “OSTEOPATIA” – OSSA- QUINDI SOLO MANIPOLAZIONI DIRETTE E RUMOROSE?
Assolutamente no.
Le manipolazioni rumorose, quelle definite con il temine “crack”, ma tecnicamente note come “Thrust”, fanno parte della miriade di tecniche di cui si può avvalere un professionista per “liberare” la struttura da una sua eventuale limitazione, ma non sono assolutamente le uniche.
Lo scheletro è mantenuto in asse da legamenti, e coordinato nel movimento dall’azione dei muscoli. Pertanto, spesso gli osteopati preferiscono agire attraverso queste due strutture, attraverso le cosiddette tecniche “indirette”, per restituire alla struttura rigida la sua fisiologica armonia.
3. L’OSTEOPATA E’ UN CHIROPRATICO?
Anche in questo caso, la risposta è no.
La Chiropratica è una tecnica fondata dal medico canadese Daniel David Palmer, vissuto tra il 1845 ed il 1913.
Fondamentalmente, tanto A.T. Still, quanto D.D. Palmer, ebbero la stessa intuizione: eliminare le limitazioni strutturali. Ma mentre il primo credeva nell’importanza che tale limitazione non coinvolgesse il libero fluire del sangue nei vasi sanguinei, per garantire un efficiente apporto di ossigeno al resto dell’organismo, il secondo ricercava semplicemente che tale blocco non inficiasse alcuna struttura nervosa, causando un’alterazione dell’impulso elettrico, tanto sensoriale (algie e parestesie), quanto motorio (ipotonia, atrofia, areflessia, iporeflessia e paresi).
Ecco, dunque, che il fine ultimo comune concorre al mescolamento delle due figure. Ma le tecniche usate da un osteopata, non sono le stesse utilizzate da un chiropratico. Poichè sebbene appaia minuscola la differenza di intenti che esiste tra le due discipline, essa diventa elemento fondamentale dell’agire del professionista: un osteopata può partire dalla struttura cranica, per correggere un banale male alla spalla, e, se non sufficiente, procedere a esaminare organi quali cuore, stomaco, pancreas o fegato, fino ad arrivare a valutare l’appoggio a livello della caviglia, per accertarsi che tutto l’organismo lavori in perfetta armonia; un chiropratico, si limita a liberare le diramazioni nervose che interessano l’arto in questione.
4. DIFFERENZE TRA OSTEOPATA, MASSAGGIATORE E FISIOTERAPISTA.
L’osteopata si serve del solo ausilio delle mani per eseguire la sua terapia, ma ciò non fa di lui un semplice massaggiatore.
La tecnica osteopatica è una tecnica fondata sulle leggi biofisiche dell’anatomia umana. Ogni movimento, ogni manipolazione, tanto diretta (Thrust), quanto indiretta, è volta a muovere in profondità i punti cardine che conferiscono stabilità, forza e agilità all’intero organismo, e a permettere ad ogni singolo organo o viscera di funzionare correttamente, attraverso una corretta irrigazione da parte dei vasi sanguinei. Non può e non deve essere confusa con un massaggio rilassante, energizzante o decontratturante che sia, che invece si interessa semplicemente di esercitare un’azione sulle fibre muscolari, senza tener conto di tutto ciò che esse rivestono o che le attraversa.
Allo stesso modo, l’osteopata non dev’esser confuso con il fisioterapista, il quale si occupa della riabilitazione di tutte quelle strutture che hanno subìto una lesione, che con la semplice manipolazione non è possibile correggere (gravi lesioni legamentose, gravi infiammazioni a livello delle fibre nervose, gravi lesioni a livello del tessuto muscolare, gravi lesioni a livello delle strutture discali della colonna vertebrale, ecc), e per cui, perciò, diventa necessario l’ausilio di macchinari appositi (tecarterapia, stimolazione elettrica nervosa transcutanea -T.E.N.S., ultrasuoni, idroterapia, ecc).
5. L’OSTEOPATIA, E’ UNA SCIENZA MEDICA?
Sebbene l’osteopatia abbia origine da studi, indagini e secoli di pratiche mediche, quest’ultima, ancor’oggi, in alcune zone del mondo, non rientra tra le scienze sanitarie, e, pertanto, NON E’ RICONOSCIUTA COME SCIENZA MEDICA. Al contrario, ad esempio, della figura del fisioterapista.
L’Italia, fa parte di questo caso.
Altri paesi ne riconoscono la piena efficacia, soprattutto come terapia preventiva e curativa nei casi sopraindicati, pertanto legittimata ad un riconoscimento ufficiale, che rientra in una branca “para-sanitaria”, cioè “affiancante” le tecniche sanitarie finora note, assieme a tecniche quali l’Agopuntura, la Naturopatia, l’Omeopatia, il Reiki, ecc. Un esempio di tali paesi sono la Spagna, la Francia e la Germania.
Altri ancora la riconoscono pienamente come tecnica medica, senza alcuna eccezione di genere. Tra questi ultimi spiccano gli Stati Uniti, l’Australia e la Nuova Zelanda.
Questa differenza, implica una differenza in termini di anni di studio, di riconoscimento di scuole attraverso vari enti, ed apre nuove questioni sul piano di riconoscimento di titoli a livello europeo.
Le associazioni si stanno battendo affinché queste dinamiche burocratiche vengano al più presto chiarite, a beneficio di tutti i professionisti del settore, e, in primis, dei pazienti.
Una cosa è certa: essere osteopati, significa aver scelto di abbracciare una missione. La missione di tornare a restituire il benessere, a chi teme di averlo perso.
Se non si ha chiaro questo, non esiste anno di studio, nè diploma, nè laurea, che faccia di un professionista, un vero osteopata.